La ricerca della vita su mondi extrasolari attraverso il rilevamento spettroscopico delle firme biologiche è tra gli sforzi scientifici più avvincenti dei prossimi decenni. Un articolo appena pubblicato su PNAS da Amedeo Balbi (del Dipartimento di Fisica di Tor Vergata) e Claudio Grimaldi (della Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne) esplora le implicazioni della scoperta o dell'esclusione della presenza di firme biologiche rilevabili sui pianeti entro poche decine di anni luce dalla Terra, una distanza alla portata di ricerche future. Utilizzando una metodologia bayesiana, lo studio mostra che non rilevare le firme biologiche in tale volume di campione non porterebbe alcuna informazione aggiuntiva sulla popolazione galattica di esopianeti che ospitano la vita. Al contrario, se la vita si sviluppasse indipendentemente su altri pianeti, anche un singolo rilevamento implicherebbe che le esobiosfere sarebbero più abbondanti delle pulsar. Il presunto trasferimento interstellare della vita attraverso il meccanismo della panspermia può, tuttavia, abbassare significativamente questa stima.

 

Approfondimenti:

Lo studio su PNAS

Comunicato stampa di ateneo

Intervista a Amedeo Balbi su Repubblica.it

Articolo su Cosmos Magazine